27 dicembre 2006

they dance alone

They dance alone era una canzone di Sting, negli anni 80.

Quando sei un ragazzino le canzoni ti scavano qualcosa dentro, sono insegnamenti importanti.
Diceva Bruce Springsteen in una delle sue più famose, sempre in quegli anni: "ho imparato di più da una canzone di tre minuti di tutto quello che ho imparato a scuola".

They dance alone parlava del Cile e dell'Argentina, delle donne di Plaza de Mayo che a Buenos Aires ballano da sole perchè i loro uomini sono stati fatti sparire da un regime sanguinario, violento, torturatore, fratello di quello che in Cile si è preso il potere un 11 settembre molto precedente a quello che oggi ricordano tutti.

La canzone diceva: signor Pinochet, cosa succederà quando non arriveranno più soldi dai suoi padroni?
Se la immagina sua madre a ballare da sola in piazza?

Poi da lì uno scava, ricorda, ricerca...
Ricorda da bambino, i compagni di tuo padre che dipingono murales alti tre metri con questa faccia con gli occhiali, e sotto con la difficoltà di chi ha appena imparato tu leggi "salvador allende" - e ti domandi che nome è, scritto così sbagliato...
Scava nei libri e scopre le strategie per impedire che un governo legittimamente eletto potesse fare le sue riforme di centrosinistra in un paese strangolato dalla dipendenza dagli Stati Uniti del premio nobel per la Pace Henry Kissinger...
Ricerca e ricorda di non essersi sognato, di averlo visto davvero Giovanni Paolo II "santo subito", affacciarsi al balcone insieme al signor Pinochet, in qualche tg di tanti anni fa.

Poi Pinochet si è messo da parte, a dormire come il drago Smog sui miliardi rubati al Cile e alle migliaia di persone che ha fatto sparire. I suoi torturatori sono ancora in giro, camminano e bevono il caffè al bar, passano accanto ai figli delle persone a cui hanno infilato fili elettrici nel corpo e poi buttato i cadaveri (se poi erano cadaveri..) in mare dagli aerei militari.

Poi Pinochet è stato messo sotto accusa, da tribunali europei, perchè non andava per il sottile e nelle sue prigioni sono finiti anche cittadini europei, o persone con la doppia cittadinanza.
Ma nessuno ha potuto vederlo dietro le sbarre. Nessuno ha avuto la soddisfazione di vederlo pagare.

In Italia negli anni 70 il segretario del più grande partito comunista del mondo occidentale, dopo il golpe di Pinochet ha dichiarato pubblicamente che non era pensabile prendere il potere tramite le elezioni direttamente - troppo rischioso, in Italia, come in Cile. Bisognava mettersi d'accordo con gli altri. E da lì sono cambiate un po' di cose in questo Paese.

Poi Pinochet è morto.
E io festeggio.

Stasera apro una bottiglia, come ha scritto Sepulveda che ce l'aveva nel frigo da anni.
E festeggio, penso a quelle donne che ballavano da sole.
Penso a quelli che hanno lodato le riforme previdenziali di Pinochet, in Italia. Pochi anni fa.
Penso alla CIA, all'operazione Condor, alle dittature militari degli anni 70 e 80 in tutto il sud America. Penso alla Tatcher che si è dichiarata addolorata di questa morte.

Penso che anche lei morirà presto e mi torna il sorriso.

Anche in Cile c'è gente che festeggia.
La polizia li carica, li arresta e li malmena.
I morti non torneranno.
Le possibilità e le speranze di quegli anni sono cancellate per sempre.
C'è gente in Cile che ricorda Pinochet con affetto.

Ma in Cile c'è gente che festeggia, e io stavolta festeggio con loro.

3 commenti:

Gap ha detto...

Anche se non mi piace Sting, più per antipatia personale che altro, riconosco il valore della canzone e concordo con Bruce per quei tre minuti che insegnano. data l'età non ho bisogno, purtroppo, di scavare. Il Cile, Allende e tutto ciò che ne è seguito sono sempre ben presenti nella mia mente.

Anonimo ha detto...

Il "santo subito" (come lo schiami tu per denigrarlo) era una persona coerente, che non si nascondeva nei palazzi vaticani e ci metteva sempre e comunque la faccia. Infatti, è bene ricordare che all'epoca dell'occupazione della Polonia da parte dell'URSS, il "santo subito" veniva criticato dai propri superiori perchè adottava la politica del dialogo con ogni interlocutore, persino con quel regime che nel suo paese natale limitiva ogni tipo di libertà, compresa quella di culto.

michele ha detto...

Sei talmente codardo che non metti nemmeno il nome, e già basterebbe per segare il tuo commento... ma invece no, meglio lasciarlo, perchè è istruttivo di come funziona il fanatismo religioso che ammorba questo paese:

il fatto che Woytila parlasse coi sovietici non mi sembra un punto a suo favore: parlava coi sovietici, si faceva fotografare sul balcone con Pinochet... sono io che lo denigro, o è lui che aveva la fissa di andare in giro insieme alla peggio gente di merda di questo pianeta?

In ogni caso non mi hai spiegato come mai la tua persona coerente bla bla bla ci sia salito, su quel balcone. E comunque non è a me che devi spiegarlo, ma a tutti quelli che hanno sperato che il suo arrivo in Cile facesse cambiare qualcosa, e invece quando l'hanno visto lì sopra si sono sentiti perduti.

Bel miracolo, davvero.