01 maggio 2007

la signora Marina ha vinto

Genova 2001: subito ripartono i fantasmi.

Genova 2001, voci e storie incredibili da radio popolare, io a letto con due vertebre imbizzarrite a cercare di far di tutto per alzarmi e andare, soprattutto dopo le notizie, il black bloc ha assalito la prigione, ci sono scontri, i carabinieri hanno sparato, è morto un ragazzo.

Genova 2001 è una montagna di immagini, filmati, siti web e testimonianze, di una cosa che secondo qualcuno non è neanche mai successa. Tra le tante, la copertina del numero speciale di Diario: una signora versa un po' d'acqua in testa ad un ragazzo che è una maschera di sangue, appoggiato ad un palo.

Quella signora si chiama Marina Spaccini; era a Genova con la Rete Lilliput, tante piccole associazioni, tante persone, anche molti amici miei. Erano quelli con le mani in alto, dipinte di bianco, a dire di un modo nuovo di intendere lo scontro tra maniere di vedere il mondo.

La Rete Lilliput a Genova nel 2001 è stata travolta da una carica dei reparti speciali dei carabinieri. Dice che inseguivano il Black bloc, hanno trovato i pacifisti con le mani in alto ed evidentemente devono essersi confusi, e giù mazzate a tutto quel che si muoveva.
Compreso il ragazzo con la maschera di sangue. Compresa, poi, anche Marina Spaccini, presa a manganellate in testa.

La signora Spaccini ha poco meno di sessant'anni, fa la pediatra. Assalita da un uomo e una donna in divisa, lei che pensava che le divise fossero al servizio suo e del suo Paese, come le aveva insegnato suo padre, partigiano e poi sindaco del suo comune... La signora Spaccini si domanda come sia stato possibile essere assaliti con tanta violenza, e senza motivi. Da una donna, poi.
Se lo domanda ad alta voce, e lo domanda allo Stato. Sporge denuncia.

Dopo sei anni, la signora Spaccini vince la sua causa. Dei centomila euro di risarcimento richiesti, gliene danno 5000. Ma non fa niente, lei ha sempre detto che bastava anche solo un centesimo, l'avrebbe dato in beneficenza: l'importante era avere giustizia. Solo che non si è capito chi fossero quell'uomo e quella donna in divisa che l'hanno assalita. Due carabinieri, due fra i tanti che inseguivano il Black bloc, hanno trovato i pacifisti con le mani alzate e devono aver fatto confusione.

Quindi il tribunale ha condannato il Ministero dell'Interno, responsabile ultimo della gestione dell'ordine pubblico. Da un lato, va bene: giustizia alla signora Spaccini. Dall'altro mica tanto: non c'era un ministro, a manganellare; non c'erano funzionari, dirigenti eccetera. Magari quelli avranno ordinato, o più facilmente lasciato fare. Però quelli che hanno fatto, che hanno manganellato in testa la signora Spaccini, hanno dei nomi e dei cognomi.

Sarebbe bello vedere loro condannati, a pagare o a finire dentro. Per una volta, facciamo pagare i colpevoli: sarebbe istruttivo, e anche rispettoso nei confronti di tutta quella gente, al Ministero dell'Interno o tra gli uomini in divisa, che di spaccare teste a chi non c'entra niente non si sognerebbe mai.

Nessun commento: