Quando mi sfiora la poesia, la letteratura, fa effetto.
Quando non resta altro, quando ti fanno terra bruciata intorno gli sciacalli, i bravi, quelli che sono capaci, resta un po' di amaro nella pancia, una rabbia inconsulta da sfogare, e un senso di delusione così largo, che quasi non ci credi.
Poi arrivano due versi, un titolo, una cosa letta di corsa o raccontata, e subito si alza un'aria nuova, si apre il cielo e il sole mette una primavera tutto intorno. Mi metto la veste curiale, idealmente, in segno di rispetto a questo potere.
Sepolti sotto le macerie, ci sono frammenti di splendore. Tirarli fuori è faticoso, difficile come ricordarsi una cosa lontana. Ma quando li maneggi, questi frammenti, scaldano in un modo inconcepibile.
Grazie a chi li ha seminati dentro di me, allora.
E grazie a tutti gli incontri fortuiti che li fanno risuonare, nella corsa forsennata dove mi vedo come una figurina sbiadita.
Padre Dante, e tutti gli altri prima e dopo di lui... fate qualcosa, vi prego.
04 marzo 2008
una goccia di splendore
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